Virus, malattie e disgrazie. Come non essere sopraffatti dalla paura.
Tra le paure maggiori che possiamo sperimentare nel corso della nostra vita di certo quella della malattia è una delle più difficili da affrontare.
Ogni anno sentiamo parlare di qualche tipo di virus che appare ai nostri occhi come una minaccia credibile alla nostra salute o alla nostra vita.
La paura di ammalarsi e soffrire o addirittura di perdere la vita, così come quella di veder soffrire o perdere chi amiamo sono del tutto comprensibili e legittime.
La paura ha anche una sua funzione “evolutiva” ed è un’esperienza del tutto naturale.
La paura in passato proteggeva gli uomini dai rischi di un mondo selvaggio. Oggi ci spinge a prendere le precauzioni migliori per evitare, quando possibile, disgrazie o malattie.
Non è stata forse la paura a spronare l’uomo fin dall’alba dei tempi allo studio e alla ricerca di nuovi modi di affrontare e superare le avversità?
Non è forse il nostro amore per la vita a spingerci a migliorare costantemente la qualità del tempo che passiamo sulla terra?
Quando la paura prende il sopravvento.
Troppo spesso però la paura prende il sopravvento spingendoci a cercare a tutti i costi di controllare ciò che di fatto non possiamo controllare.
Ciò che in effetti possiamo fare è prendere le giuste precauzioni per proteggere noi stessi ma in fondo non potremo mai controllare del tutto le circostanze in cui ci troviamo.
Le 3 sfere del controllo
Il concetto delle 3 sfere del controllo ci aiuta a comprendere meglio quali sono le uniche cose su cui abbiamo un reale controllo: le nostre decisioni e le nostre azioni.
Sul resto possiamo avere una certa influenza ma tutto ciò che rientra nella sfera più esterna sfugge al nostro controllo.
Se vuoi approfondire il concetto delle 3 sfere del controllo puoi leggere l’articolo integrale di EfficaceMente sull’argomento.
Accettare la nostra impotenza.
Non vuole essere un invito al fatalismo o alla rassegnazione, tutt’altro.
Per quanto ci sforziamo di controllare le circostanze della vita queste alla fine fanno come gli pare.
Il fatalismo può essere un modo di fuggire al problema, di evitare la propria paura delle fatalità nascondendola sotto il tappeto.
Accettare invece di comprendere dove abbiamo potere e dove non lo abbiamo può essere molto difficile. Richiede molto coraggio ma può anche darci molta più forza nell’affrontare la vita e spesso anche grande sollievo liberandoci dal peso del mondo.
Accettare la sofferenza e la morte.
Abbiamo già affrontato in passato il tema della morte traendo ispirazione dalla saggezza Sufi e di come si possa contemplare la morte o attinto agli insegnamenti Zen del Maestro Dogen su come affrontarla.
Per quanto ci impegneremo le fatalità come virus, malattie e più in generale la sofferenza, saranno sempre una parte integrante delle nostre vite in quanto esseri umani.
Gli sforzi della ricerca medica e tecnologica non potranno mai liberarci dalla morte perché questa è una parte essenziale della vita stessa.
Ho potuto sperimentare sulla mia pelle quanto possa essere difficile accettare la sofferenza e la perdita di una persona cara e quanto sia facile convincersi di dover trovare un colpevole da qualche parte, sia esso un medico, un politico o chiunque altro.
Purtroppo la verità è che molte cose sfuggono al nostro controllo e la morte è una di queste.
L’accettazione in questi casi è l’unica via percorribile.
“Sulla Morte” – Kahlil Gibran – tratto da “Il Profeta”
Voglio condividere con te questo scritto del famoso poeta Kahlil Gibran i cui scritti sempre apprezzo per ciò che possono ispirare e per la saggezza che contengono.
Questo particolare Verso parla proprio della morte e di come essa si collochi nella nostra vita.
Allora Almitra parlò dicendo: Ora vorremmo chiederti della Morte.
E lui disse:
Voi vorreste conoscere il segreto della morte, ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?
Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno, non può svelare il mistero della luce.
Se davvero volete conoscere lo spirito della morte, spalancate il vostro cuore al corpo della vita.
Poiché la vita e la morte sono una cosa sola, come una sola cosa sono il fiume e il mare.Nella profondità dei vostri desideri e speranze, sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;
E come i semi sognano sotto la neve, il vostro cuore sogna la primavera.
Confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell’eternità.
La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia poiché porterà l’impronta regale? E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito?
Che cos’è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?
E che cos’è emettere l’estremo respiro se non liberarlo dal suo incessante fluire, così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio?
Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.
E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.
E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.
Essere partecipi senza paura.
Quando le notizie sulla diffusione di guerre, terrorismo oppure di qualche nuovo virus che possa minacciare la nostra vita dovremmo quindi cercare di essere si responsabili e partecipi ma senza venir sopraffatti dalla paura.
Un certo timore e una certa apprensione sono del tutto naturali ma quando le persone vengono prese dal panico uno scenario di semplice precauzione può trasformarsi nel set di un film apocalittico con uomini e donne che assaltano i supermercati o che sigillano le finestre temendo l’arrivo di qualche virus o malattia mortale.
Prendere le giuste precauzioni è d’obbligo e in questo senso dovremmo sempre avere fiducia negli organismi istituzionali nazionali e non che possono in qualsiasi momento attuare protocolli di emergenza e sicurezza.
Ciò che possiamo fare come individui è mantenere sempre un approccio razionale ai problemi che la vita ci pone davanti.
Affrontiamo il timore con coraggio e rifugiamoci in uno stato d’animo di accettazione e comprensione della dualità dell’esistenza, dove vita e morte danzano perennemente in un equilibrio glorioso e perfetto che è quest’universo di cui siamo Testimoni.