Un messaggio “d’emergenza” da tenere nascosto e leggere solo nei momenti difficili. Storia Sufi.
Spesso mi capita di parlare con conoscenti e amici e notare la loro preoccupazione nei confronti degli eventi che accadono nel mondo: riscaldamento climatico, problemi economici, guerre. E non posso fare a meno di ricordare che anche in passato, di fronte alle ombre che minacciavano la serenità delle nostre vite si creava inevitabilmente lo sgomento. Ma che ne è stato di quelle ombre?
Pensiamo alle dittature, le antiche epidemie di cui leggiamo nei libri o di cui sentiamo parlare nei film, le carestie e le terribili guerre che dilagavano.
Questo accade anche nella nostra vita: si buca una gomma dell’auto, una giornata veramente storta, una persona che conosciamo ci scarica addosso tutta la sua negatività ( in questo particolare caso è bene imparare a essere come lo specchio), insomma può capitare di tutto, qualcosa di banale ma che in quel momento ci sembra una catastrofe e anche qualcosa di più grave come un lutto, un licenziamento ecc.
Nella vita i momenti in cui siamo messi a dura prova non mancano mai.
Come sarebbe avere un “salvagente”, un messaggio “d’emergenza” sconosciuto anche a noi da scoprire nel momento di peggiore sconforto e bisogno?
Qualche semplice parola che possa ridarci il coraggio.
Questa sera un amico mi ha mandato un interessante articolo che parlava di un “ombra” che di questi tempi conosciamo tutti, ovvero l’integralismo islamico dell’Isis. Questi fanatici hanno seminato il terrore e ucciso persone innocenti. Tra quelle persone però non ci sono solo gli occidentali o gli appartenenti ad altre religioni ma spesso persone musulmane che non condivido la violenza, l’intolleranza e il fanatismo e che anzi si schierano fortemente contro queste manifestazioni di odio e di barbarie.
Tutto questo non ha nulla a che vedere con i movimenti spirituali, (quelli veri perché un movimento terroristico non ha nulla di spirituale).
I Sufi non sono noti a molti, sono il ramo più mistico e ascetico della religione Islamica.
Alcuni maestri Sufi discendono da una linea di insegnamento che comincia con lo stesso Maometto. I Sufi hanno donato al mondo musica, poesia, arte e saggezza. Come ogni vero movimento spirituale sono pacifici e onorano la vita. E inevitabilmente sono diventati un bersaglio della follia del fanatismo. Molti sono già stati assassinati e forse ad altri ancora accadrà come per le altre vittime di questa insensata barbarie che sembra senza fine.
E così ho deciso di pubblicare questa storia Sufi che ci fornisce un ancora semplice ma solida a cui aggrapparci nei momenti di sconforto. Un messaggio “d’emergenza” che possiamo leggere quando ci accade qualcosa di relativamente poco grave ma che ci turba, come una separazione o un momento di difficoltà, ma pure in momenti di maggior difficoltà come per un lutto o peggio, quando gli scenari tremendi della follia e della guerra gettano un inquietante ombra sul mondo.
Spero tu possa apprezzare questa semplice storia come l’ho apprezzata io e magari condividerla con qualcuno a cui potrebbe essere d’aiuto.
IL Re e l’anello – Una storia Sufi
Un re disse ai saggi che aveva a corte: “Voglio farmi fare un anello bellissimo. Possiedo uno tra i diamanti più belli e voglio incastonarlo in un anello. E nell’anello voglio tener nascosto un messaggio che mi possa essere utile in un istante di assoluta disperazione. Dev’essere un messaggio brevissimo, in modo che lo possa nascondere sotto il diamante, all’interno dell’anello stesso.”
I saggi di quel re erano tutti grandi studiosi, uomini in grado di scrivere profondi trattati, ma dare al re un messaggio di non più di due o tre parole, in grado di aiutarlo in un istante di assoluta disperazione, pensarono e scrutarono nei loro testi, senza riuscire a trovare nulla di nulla.
Il re aveva un vecchio servitore, per lui era quasi un padre era già stato al servizio di suo padre. La madre del re era morta giovane e quell’uomo lo aveva accudito, pertanto il re non lo considerava un semplice servo, provava per lui un profondo rispetto. Quel vecchio gli disse: ”Io non sono un sapiente, un uomo colto, uno studioso; ma conosco quel messaggio poiché esiste un unico messaggio. Quelle persone non te lo possono dare; solo un mistico potrebbe, un uomo che ha realizzato il proprio essere.”
”Nella mia lunga vita qui a palazzo ho incontrato ogni sorta di persone, e una volta anche un mistico. Anche lui era ospite di tuo padre e io ero stato messo al suo servizio. Quando è ripartito, come ringraziamento per tutti i miei servigi, mi ha dato questo messaggio”, e il servitore lo scrisse su un pezzettino di carta, lo piegò e disse al re: ”Non leggerlo, tienilo semplicemente nascosto nell’anello. Aprilo solo quando ogni altra cosa si sarà rivelata un fallimento; aprilo solo quando senti di non avere più alcuna via d’uscita.”
E quel momento venne ben presto. Il paese fu invaso e il re perse il suo regno. Stava fuggendo con il suo cavallo per salvarsi la vita e i cavalli dei nemici lo inseguivano. Era solo, i nemici erano tanti. A un certo punto il sentiero di fronte a lui terminò, si trovava in una gola cieca: di fronte a lui c’era un baratro, caderci dentro avrebbe significato una morte certa. Non poteva neppure tornare indietro: i nemici gli erano alle calcagna e già poteva sentire lo scalpitare e i nitriti dei loro cavalli. Non poteva più avanzare e non poteva prendere un’altra strada. All’improvviso si ricordò dell’anello. Lo aprì, prese quel rotolino di carta e lesse un messaggio il cui valore era veramente prezioso. Diceva semplicemente: Anche questo passerà.
Sul re discese un profondo silenzio, mentre quella frase penetrava in lui: anche questo passerà, e passò. Tutto passa, in questo mondo nulla permane. I nemici che lo stavano inseguendo si perdettero nella foresta, presero un altro sentiero; pian piano lo scalpitare dei loro cavalli si allontanò e scomparve.
Il re provò una profonda gratitudine per il suo servitore e per quell’ignoto mistico. Quelle parole si rivelarono miracolose. Ripiegò il foglietto, lo rimise nell’anello, ricostruì il suo esercito e riconquistò il regno. E il giorno in cui rientrò nella capitale, vittorioso, mentre tutti inneggiavano a lui e lo festeggiavano con musiche e danze, e lui si sentiva al settimo cielo per la felicità e l’orgoglio di quella conquista, di fianco al suo cocchio camminava il vecchio servitore che gli disse: “Anche questo è un momento adatto per leggere un’altra volta quel messaggio.”
Il re disse: “Cosa vuoi dire? Adesso sono un vincitore, il popolo mi sta festeggiando. Non sono affatto disperato, non sono in una situazione senza vie d’uscita.”
E il vecchio gli disse: “Ascolta. Ecco cosa mi disse quel mistico: questo messaggio non serve solo nei momenti di disperazione, serve anche quando si è alle stelle per la felicità. Non serve solo quando si è sconfitti; è utile anche quando si è vincitori, non solo quando ti trovi in fondo a un vicolo cieco, ma anche quando sei in cima a una vetta”.
Il re aprì di nuovo l’anello, lesse il messaggio: anche questo passerà, e all’improvviso la stessa pace, lo stesso silenzio, tra quella folla che festeggiava e lo inneggiava, che danzava intorno a lui ma ogni orgoglio, l’ego se n’erano andati. Tutto passa.
Il re chiese al vecchio servitore di salire sul cocchio e di sedere vicino a lui. E gli chiese: ”Cè qualcos’altro? Tutto passa. Il tuo messaggio mi è stato di immenso aiuto.”
E il vecchio disse: ”La terza cosa che quel santo mi disse è questa: ricorda, tutto passa. Tu solo permani sempre; tu resti in eterno, in quanto testimone.”Fine
questa storia è stata tratta da: http://www.pensierodistillato.it/2013/06/anche-questo-passera-storia-sufi.html
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Riccardo