Racconto Sufi – Contemplare la morte

Racconto Sufi – Contemplare la morte

La morte… che argomento allegro! Di recente ho letto un post interessante sulla pagina facebook di EfficaceMente (se non lo conosci ti consiglio di seguirlo perché è il punto di riferimento n°1 per la crescita personale in Italia).

Parlava di una nuova applicazione, non ricordo il nome, che 5 volte al giorno o giù di li ti manda una notifica che ti ricorda che devi morire.

Starai pensando che sia una follia totale, eppure ha un suo senso. Prende ispirazione dalla cultura dei paesi come il Butan dove la morte è un vero culto.

Non nel senso che viene venerata, ma nel senso che viene contemplata.

Passiamo la nostra vita con la testa sotto la sabbia. Mangiamo male, passiamo tutto il tempo libero davanti la tv o i social, procrastiniamo i nostri sogni e le nostre ambizioni sia in ambito personale che affettivo che lavorativo. Ci raccontiamo che “tanto c’è tempo”, oppure la magica frase “Lunedì comincio” o ancora “anno nuovo vita nuova!”. Balle.

E lo sappiamo benissimo.

Ci stiamo prendendo per il C… e non riflettiamo mai veramente sul fatto che la vita, che ci piaccia o meno, finisce.

Voglio mostrarti un immagine molto evocativa:

Racconto Sufi - Contemplare la morte 1Queste sono le settimane di vita basate su un età media. E se vuoi puoi colorare di nero quelle già trascorse in base alla tua età. Ecco che in maniera un po’ traumatica hai un immagine riassuntiva del tempo che ti resta. E sta tutto su un foglio A4.

Ti consiglio il TED da cui ho tratto questa immagine, molto stimolante.

Personalmente penso che non sia affatto un argomento macabro e nemmeno che dovrebbe deprimerci. Però bisogna avere il coraggio di tirare fuori la testa dalla sabbia (o dalla lettiera del gatto 😀 ) e affrontare la verità, che la vita non è eterna e che se vogliamo vivere appagati, in forma e raggiungere i nostri obbiettivi dobbiamo cominciare ora.

Così mi sono imbattuto in questo racconto Sufi che secondo me riprende un po’ questo tema e che voglio condividere con te.

L’uomo che aveva coscienza della morte

Racconto Sufi - Contemplare la morte 2C’era una volta un derviscio che si imbarcò per una traversata.

Quando i passeggeri salirono a bordo e lo notarono, come accade generalmente in questi casi andarono da lui a turno per chiedergli consiglio.

Il derviscio si limitò a dire a ognuno la stessa cosa: egli dava l’impressione di ripetere una di quelle formule sulle quali tutti i dervisci fissano talvolta la loro attenzione.

La formula era: “Cercate di essere coscienti della morte, finché non saprete che cos’è la morte”.

Pochi furono i viaggiatori che si sentirono particolarmente attratti da quell’esortazione.
Poco dopo si scatenò una terribile tempesta. I marinai e i passeggeri caddero in ginocchio implorando Dio di salvare la nave.

Passavano dalle grida di terrore, credendosi perduti, alla frenetica speranza che qualcuno sarebbe venuto a soccorrerli, il derviscio, invece, era calmo e pensieroso e non reagiva affatto all’agitazione e alle scene di panico che si svolgevano intorno a lui.

Alla fine la burrasca si acquietò, il mare e il cielo si calmarono e i passeggeri si resero allora conto di quanto il derviscio fosse rimasto sereno durante la tempesta.

Uno di loro gli chiese: “Non ti sei reso conto che durante quella terribile tempesta eravamo tutti a un passo dalla morte?”.

“Ah, sì! certo”, rispose il derviscio. “Sapevo che in mare era sempre così! Ma mi rendevo anche conto – e ci ho spesso riflettuto quand’ero a terra – che nel normale corso degli eventi siamo ancora più vicini alla morte”.

– fine –